 
                            di Alessandra Schofield
Ci vediamo bene? Quanto incide la vista sulla qualità della nostra vita? L’indagine Censis-Luxottica. Il Rapporto 2025 della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, realizzato in collaborazione con il Censis, analizza la condizione visiva della popolazione italiana, esplorando il legame tra salute della vista, benessere individuale, inclusione sociale e disuguaglianze economiche.
La vista rappresenta un elemento essenziale della qualità della vita, pertanto le difficoltà visive si riflettono direttamente su diversi aspetti dell’esperienza quotidiana delle persone.
Secondo i dati riportati, il 70% degli Italiani ritiene che un peggioramento della vista comprometta in modo significativo la qualità della vita. Inoltre, il 58% della popolazione associa i problemi visivi a una diminuzione delle relazioni sociali e dell’autonomia personale, indicando una percezione diffusa della vista come fattore determinante del benessere complessivo.
Il Rapporto rileva che un Italiano su tre (33%) ha sperimentato problemi di vista non risolti nell’arco dell’ultimo anno. Le cause della mancata risoluzione risultano prevalentemente economiche e organizzative: il 42% dichiara di non essersi sottoposto a controlli o cure per motivi economici, mentre il 35% attribuisce la mancata visita alla mancanza di tempo o a disattenzione personale.
L’analisi mette peraltro in luce una frattura generazionale nella gestione della salute visiva. Gli over 65 rappresentano la fascia maggiormente interessata da disturbi visivi, ma anche quella che mostra una maggiore regolarità nei controlli periodici. Al contrario, tra i giovani sotto i 35 anni, la prevenzione risulta meno diffusa: il 45% di essi dichiara di non effettuare visite periodiche per la vista.
Le differenze emergono anche sul piano territoriale. Nelle regioni del Sud e nelle Isole, oltre il 40% degli intervistati afferma di aver avuto problemi visivi non trattati, contro il 25% rilevato nelle regioni del Nord. Questa disomogeneità evidenzia – ancora una volta – la diversa distribuzione dei servizi ottico-optometrici e delle risorse economiche tra le aree del Paese.
Il documento approfondisce inoltre le disparità socio-economiche legate alla salute visiva. Nelle famiglie con redditi bassi, una persona su due riferisce di avere difficoltà a sostenere il costo di visite specialistiche o lenti correttive. La percezione della vista come ambito economicamente oneroso è confermata dal fatto che il 28% degli intervistati considera ancora gli occhiali e le cure visive come beni di lusso.
L’uso dei dispositivi digitali viene considerato nella ricerca un fattore aggravante dei disturbi visivi. Oltre il 60% degli Italiani trascorre più di quattro ore al giorno davanti a uno schermo, con effetti diretti sulla fatica oculare e sulla diffusione della cosiddetta “miopia digitale”.
Si evidenzia una discrepanza tra consapevolezza e comportamento. Pur riconoscendo l’importanza della prevenzione, una parte significativa della popolazione non la pratica in modo costante. Il 78% degli Italiani considera fondamentale sottoporsi a controlli visivi periodici, ma soltanto il 52% si sottopone effettivamente a una visita oculistica almeno una volta ogni due anni.
Sul piano delle politiche pubbliche, il rapporto rileva che il 65% del campione ritiene che lo Stato debba garantire l’accesso gratuito alle visite visive di base, includendole tra le prestazioni sanitarie essenziali. Tale opinione risulta particolarmente diffusa tra le categorie socialmente fragili e tra i residenti nelle aree economicamente più deboli.
