
di Alessandra Schofield
Farmacia Non solo medicinali Un presidio sempre più importante che offre molti servizi. Il recente Rapporto Federfarma-Censis 2025 “La nuova Farmacia pilastro del SSN: quali prospettive ed opportunità?” analizza approfonditamente il ruolo sempre più importante che la farmacia riveste sia nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, sia sulla percezione che i cittadini italiani hanno di questo cambiamento e dei servizi offerti dalla rete presente sul territorio.
Il concetto di farmacia dei servizi nasce già nel 2009, con la Legge n. 69/2009 e il D.lgs. n. 153/2009.
In un certo senso, la pandemia da Covid-19 ha rappresentato un catalizzatore per l’espansione del ruolo delle farmacie, nelle quali venivano somministrati vaccinazioni e tamponi ed offerto supporto sanitario in un momento particolarmente delicato, dando impulso al processo. Nel contesto di un sistema sanitario in profonda trasformazione, la farmacia sta infatti assumendo un ruolo sempre più centrale nell’ambito dell’assistenza territoriale. Non più soltanto luogo deputato alla dispensazione dei farmaci, ma vero e proprio presidio di salute pubblica, la farmacia si configura oggi come un punto di riferimento costante e accessibile per cittadini di tutte le età.
L’ampliamento delle competenze delle farmacie è stato formalizzato attraverso le norme emergenziali in epoca di pandemia (vedi la Legge n. 178/2020 e il D.L. n. 41/2021), e trova oggi un ulteriore rafforzamento nella proroga al 2025 della sperimentazione della farmacia dei servizi, prevista dalla recente Legge di Bilancio anche attraverso la firma della nuova Convenzione farmaceutica.
Il rapporto tra cittadini e farmacie è saldo e basato sulla frequenza e sulla fiducia: il 60% dichiara di avere una farmacia di riferimento, il 50% si reca in farmacia almeno una volta al mese; il 28,8% almeno una volta alla settimana, e questo dato aumenta con l’età. Gli intervistati hanno dichiarato che la fidelizzazione non dipende tanto da prezzi o servizi, ma dal rapporto umano con il farmacista.
Non è solo la percezione dell’utilità pratica, ma il riconoscimento di un ruolo strutturale, dal momento che il 95,2% dei cittadini coinvolti nell’indagine percepisce la farmacia, come dicevamo, quale presidio pubblico del Servizio Sanitario Nazionale.
Servizi tradizionali come la misurazione della pressione sono già molto diffusi nelle farmacie, mentre la telemedicina (ECG, holter, spirometria), già prevista sin dal 2009, è ancora poco diffusa. Come per altri contesti, la sperimentazione regionale ha portato a una diffusione disomogenea dei servizi sul territorio, con conseguente rischio di disuguaglianze che la nuova Convenzione nazionale mira auspicabilmente a risolvere, introducendo criteri uniformi su tutto il territorio.
Le attese degli utenti in direzione di un ulteriore sviluppo dei servizi erogati nelle farmacie sono significative: l’82,7% vorrebbe poter contare sul recapito a domicilio dei farmaci per persone fragili, il 76,4% sulla distribuzione dei farmaci per conto dell’ASL direttamente in farmacia, e il 73,3% desidererebbe avere accesso a test diagnostici di base, come quelli per glicemia e colesterolo. Elevata è anche la richiesta di servizi CUP per prenotazioni, vaccini, test ormonali e supporto terapeutico per patologie croniche come BPCO, ipertensione e diabete. Si tratta di istanze dettate non soltanto dalla comodità, ma dal bisogno di una maggiore accessibilità in un sistema sanitario che fatica a rispondere alla crescente domanda. I vantaggi più apprezzati dai cittadini sono infatti la diffusione capillare delle farmacie, la disponibilità costante grazie ai turni e agli orari estesi, e la possibilità di ottenere prestazioni con minori tempi di attesa. Si aggiungono il valore della fiducia nel farmacista di riferimento e il sollievo che un presidio intermedio tra cittadino e ospedale può offrire, contribuendo a decongestionare le strutture sanitarie.
Le preoccupazioni sono essenzialmente legate al timore che non tutte le farmacie siano adeguatamente attrezzate per offrire i nuovi servizi e al fatto che alcune prestazioni richiederebbero la presenza di un medico; un quarto degli intervistati esprime riserve sulla possibile privatizzazione del servizio e sul possibile aumento dei costi a carico dei cittadini (che però, nella fase sperimentale, sono a carico del SSN).
La Regione Lombardia si distingue per l’attuazione avanzata e strutturata del modello della “farmacia dei servizi”. La delibera regionale n. XII/848 dell’8 agosto 2023) ha indicato la farmacia come “presidio di zona”, con erogazione uniforme di servizi anche in collaborazione con professionisti sanitari (esclusi medici, odontoiatri e veterinari). Nel primo semestre 2025, le 3.046 farmacie lombarde (932 rurali e 2.114 urbane) hanno gestito quasi 260.000 operazioni di scelta/revoca del medico, 230.000 prenotazioni tramite CUP per visite e esami, 350.000 screening colon-rettale, 80.000 prestazioni di telemedicina (+16% rispetto al primo semestre 2024), oltre 133.000 vaccinazioni antinfluenzali somministrate a marzo 2025 (+30% rispetto alla stagione precedente) e anti‑Covid (il 41% del totale regionale) e più di 1,5 milioni di dosi anti‑Covid dall’avvio del servizio. È in corso di sperimentazione in 124 farmacie di Brianza e Val Padana la vaccinazione antipneumococcica per over 65-72.
Per chi vuole diventare farmacista, il primo passo consiste nell’iscriversi a un corso di laurea magistrale in Farmacia oppure in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (CTF), entrambi di durata quinquennale. Durante il percorso è previsto anche un tirocinio professionale di sei mesi, generalmente svolto in una farmacia aperta al pubblico, che permette allo studente di acquisire esperienza pratica sul campo. Una volta conseguita la laurea, è necessario superare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione, organizzato a livello nazionale. Solo dopo aver ottenuto l’abilitazione è possibile iscriversi all’Ordine dei Farmacisti, requisito indispensabile per esercitare legalmente. Una volta iscritti all’albo, esistono diverse modalità per entrare a lavorare in una farmacia. Le farmacie private assumono collaboratori attraverso le consuete procedure di selezione, quindi tramite candidatura spontanea, colloqui e contratti di lavoro. Le farmacie comunali, invece, essendo gestite da enti pubblici o società partecipate, prevedono l’assunzione tramite concorsi pubblici, con graduatorie e selezioni regolate dalle norme sul pubblico impiego. In entrambi i casi il ruolo iniziale è quello di farmacista collaboratore, con compiti che includono la dispensazione dei farmaci, la consulenza al paziente, la gestione delle scorte, la preparazione galenica e, sempre più spesso, l’erogazione di servizi aggiuntivi previsti apputo dalla “farmacia dei servizi”.
Diventare titolare di una farmacia è un traguardo più complesso, che prevede la partecipazione ai concorsi straordinari per l’assegnazione di nuove sedi farmaceutiche, banditi periodicamente dalle Regionio, in alternativa, l’acquisto di una farmacia già esistente. In questo secondo caso l’investimento economico richiesto è molto elevato, con prezzi che variano sensibilmente a seconda della posizione geografica, delle dimensioni e del fatturato. Esiste anche la possibilità di subentro familiare, qualora la farmacia appartenga a un genitore o a un parente prossimo farmacista, ferme restando l’abilitazione e l’iscrizione all’Ordine.