• Novembre 28, 2025
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di Alessandra Schofield

Il libro è mio e lo pubblico io Pro e contro del self-publishing. “… Perché io sono uno a leggere, loro sono milioni a scrivere” diceva Massimo Troisi ne “Le Vie del Signore sono finite”. E adesso, tra quei milioni ci siamo anche noi. Un giorno, ci è venuta un’idea. L’abbiamo poi sviluppata nel tempo, e oggi il nostro file di testo è completo. Rileggendolo, siamo sempre più convinti che valga la pena farlo conoscere ad altre persone. Che si tratti di un saggio, di un romanzo, di un manuale, di un libro di poesie, di una raccolta di racconti, di favole per bambini, secondo noi la nostra opera è meritevole di un salto di livello e diventare un vero e proprio “libro”. Insomma, vorremmo pubblicarla.

Possiamo prendere in considerazione l’idea di rivolgerci alle case editrici tradizionali. Ma l’accesso ai grandi editori è difficile. La selezione è molto severa e i tempi di risposta lunghi. È vero che, una volta accettato, l’autore non sostiene alcun costo e può contare su alti standard qualitativi e una distribuzione capillare nelle librerie di tutta Italia. Tuttavia, la cessione dei diritti è piuttosto ampia e le royalty tendono a essere basse. Infine, l’attenzione riservata agli esordienti in fase promozionale è piuttosto limitata.

Potremmo essere più fortunati con le case editrici minori, che sono sì selettive, ma meno rispetto ai grandi gruppi editoriali. Possono essere più disponibili a rischiare su autori emergenti e a volte lasciano spazio a nicchie particolari o generi specifici. Sostengono i costi di editing, stampa, grafica e distribuzione e le royalty a noi concesse potrebbero essere maggiori che nel caso delle grandi realtà. Potremmo fruire del loro supporto in fase editoriale e di un certo livello di distribuzione nelle librerie fisiche. Ma occorre fare la massima attenzione alle pseudo-case editrici a pagamento.

Oppure possiamo decidere per il self-publishing, ovvero l’auto-pubblicazione del nostro libro, senza passare da una casa editrice tradizionale. Esistono numerose piattaforme che offrono la possibilità di pubblicare autonomamente un libro in formato digitale, cartaceo o entrambi. Ognuna ha le proprie caratteristiche: alcune forniscono l’ISBN (e in quel caso la piattaforma risulta essere l’editore), altre promettono un’ampia distribuzione, altre ancora sono più adatte a volumi di fotografia o a prodotti illustrati. La stampa è su richiesta: il libro viene stampato solo quando un lettore lo acquista, ed è il sistema utilizzato dalla maggior parte delle piattaforme di self-publishing.
A proposito: l’ISBN (International Standard Book Number) è un codice a 13 cifre che identifica in modo univoco un libro nel mercato internazionale, e serve al nostro libro per essere inserito nei cataloghi librari, essere venduto nelle librerie fisiche e online e garantire una codifica univoca delle edizioni. Ogni formato – ebook, cartaceo brossura, copertina rigida, audiolibro etc. – richiede un ISBN diverso. Non è obbligatorio se pubblichiamo solo per uso personale o privato, ma lo è se abbiamo intenzione di provare a vendere davvero la nostra opera.
Pubblicare in self-publishing non fa perdere il copyright: i diritti morali e patrimoniali restano sempre nostri. Quando pubblichiamo su una piattaforma auto-pubblicazione, non cediamo la proprietà della nostra opera: concediamo solo una licenza non esclusiva, che permette alla piattaforma di vendere il nostro libro, lasciandoci liberi di pubblicare la stessa opera altrove, ritirarla quando vogliamo, creare nuove edizioni, rielaborare i contenuti dell’opera per realizzare film, audiolibri, traduzioni etc. sfruttare l’opera in altri modi (film, audiolibri, merchandising, traduzioni…). Il diritto d’autore nasce automaticamente nel momento in cui creiamo il testo. Poi, per ulteriore tutela, possiamo anche depositare il nostro lavoro presso la SIAE o utilizzare altri servizi, ma ciò non è obbligatorio ai fini della validità del nostro diritto.
I “contro” del self-publishing sono nell’entità del lavoro che dovremo profondere nel curare il nostro volume. La pubblicazione in sé, sulle piattaforme, è gratuita; potremmo però decidere di avvalerci di servizi esterni o di acquistare software specifici per l’editing (il processo di revisione ed eventuale miglioramento del testo), la correzione delle bozze, l’impaginazione, la grafica, la creazione della copertina. Potremmo poi voler acquistare l’ISBN (se desideriamo risultare noi stessi gli editori). Tra una cosa e l’altra, possiamo dire che un self-publishing di livello “amatoriale” è a costo zero, un livello medio sta tra i 150 e i 400 euro e un livello professionale tra i 400 e i 1.500 euro.

Dovremo infine definire il prezzo ed effettuare marketing e promozione adeguati. Se poi vogliamo che il nostro libro auto-pubblicato venga distribuito nelle librerie fisiche, ci converrà usare una piattaforma che lavori con i distributori, assegnare al volume un ISBN reale, far sì che sia presente nei cataloghi dei distributori, indicare un prezzo compatibile con il mercato librario. Ci impegneremo a proporre personalmente il nostro lavoro alle librerie (preferibilmente indipendenti, più aperte rispetto alle grandi catene), magari a offrirlo “in conto vendita” (quindi la libreria ci pagherà solo se lo vende), a renderci disponibili a eventi di presentazione e firma delle copie.

Insomma, con dedizione, impegno, tempo, cura dei particolari, attenzione, potremmo ufficialmente definirci “autori”.

Ma prima di lanciarci nell’avventura… siamo sicuri di avere davvero qualcosa di significativo da dire?

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