• Novembre 13, 2025
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di Alessandra Schofield

ISTAT Si fanno meno figli e sempre più tardi. Secondo quanto riferisce l’ISTAT, in Italia nascono sempre meno bambini. Non si tratta più di una fase passeggera, ma di una tendenza strutturale che dura ormai da molti anni. Nel 2024 le nascite sono scese sotto quota 370 mila (per la precisione 369.944), il livello più basso mai registrato, e ogni donna ha in media poco più di un figlio. Si tratta di circa diecimila in meno rispetto all’anno precedente: un calo del 2,6% che conferma il continuo declino delle nascite iniziato nel 2008, e nei primi mesi del 2025 la stima provvisoria scende ancora, a 1,13 figli per donna. È un dato che colloca il nostro Paese tra quelli con la natalità più bassa d’Europa, e la diminuzione riguarda sia i primogeniti sia i figli successivi, con un calo più marcato nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord.
Le cause di questo decremento sono diverse e interconnesse. Da un lato troviamo i motivi demografici: le generazioni nate dagli anni Settanta in poi — quelle oggi in età da essere genitori — sono sempre meno numerose. Dall’altro ci sono ragioni economiche e sociali: la precarietà lavorativa, le difficoltà nel trovare una casa, e in generale la mancanza di stabilità rendono più difficile immaginare e costruire una famiglia. Per molti giovani l’idea di avere figli viene rimandata, e spesso quel momento arriva così tardi da ridurre la possibilità di averne più di uno.
Anche la popolazione straniera, che in passato aveva contribuito a mantenere più alto il numero delle nascite, oggi mostra comportamenti simili a quelli degli Italiani: la fecondità è in calo anche tra le donne straniere, segno che i modelli culturali e sociali tendono a uniformarsi.
L’età media delle madri continua a salire: si diventa genitori per la prima volta intorno ai 32 anni, con valori più alti nelle regioni del Centro e del Nord. Il rinvio della maternità e della paternità è un segnale di cambiamento nei ritmi di vita: si studia di più, si lavora tardi, si cerca una stabilità prima di fare il grande passo. Ma questo inevitabilmente riduce lo spazio per avere più figli.
Cambia anche il modo di formare una famiglia. Quasi un bambino su due nasce fuori dal matrimonio, e cresce il numero di coppie che sceglie di non sposarsi ma di avere comunque figli. Si tratta di una trasformazione profonda dei modelli familiari, che riflette un diverso rapporto con le istituzioni e una maggiore libertà nelle scelte personali. Nello stesso tempo, l’aumento dei bambini con doppio cognome mostra una crescente attenzione al riconoscimento del ruolo di entrambi i genitori: nel 2024 riguarda il 6,7% dei nati, in aumento rispetto al 2020. È più frequente nel Centro-Nord e tra i primogeniti. Le coppie non sposate lo scelgono più spesso (8,5%) rispetto a quelle coniugate (5,3%). Il doppio cognome è particolarmente diffuso tra le coppie miste con madre italiana (14,1%) e raro tra i genitori entrambi stranieri (5,2%). Nelle famiglie di origine latinoamericana, invece, l’uso è quasi universale per ragioni culturali.

L’età media al parto continua ad aumentare, come abbiamo visto: nel 2024 è di 32,6 anni, che diventano 31,9 per il primo figlio. Le madri italiane partoriscono in media a 33,1 anni, quelle straniere a 29,7. Lazio, Basilicata e Sardegna registrano le età più alte, mentre la Sicilia si ferma a 31,7 anni. Il confronto con le generazioni precedenti mostra un forte posticipo: le donne nate nel 1975 hanno avuto il primo figlio a 30 anni, contro i 24,8 anni di quelle nate nel 1947.
L’Italia sta insomma vivendo una nuova fase demografica, in cui la famiglia tradizionale convive con forme più flessibili di unione e di genitorialità. Tuttavia, la diminuzione delle nascite e l’aumento dell’età media rendono difficile il ricambio generazionale. Senza politiche mirate — su lavoro, servizi, e sostegno alle famiglie — il Paese rischia di diventare sempre più anziano e di dover imparare a convivere con un equilibrio demografico profondamente diverso da quello del passato.

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