
di Alessandra Schofield
Italiani e risparmio VI Rapporto Assogestioni-Censis Ora si accantona anche per i progetti futuri. Negli ultimi cinque anni, il rapporto degli Italiani con il risparmio ha subito trasformazioni significative, che il VI Rapporto Assogestioni-Censis, recentemente presentato, come ogni anni analizza con attenzione. In che modo è cambiata la propensione al risparmio? Quali tendenze si sono consolidate e quali nuove dinamiche stanno emergendo? E soprattutto, come si modificano motivazioni e modalità di impiego del denaro nella fase successiva all’ondata inflattiva, in un contesto di rinnovati tassi e rendimenti? Queste le domande cui il Report vuole dare risposta.
Nonostante le difficoltà e l’incertezza, continuiamo a mettere soldi da parte, animati non solo dalla necessità di garantirsi contro gli imprevisti, ma anche dal desiderio di realizzare progetti e sogni di vita. Particolarmente rischiosa, quindi, la crescente diffusione della speranza di un arricchimento veloce attraverso investimenti fai-da-te non verificati e spesso veicolati da canali poco trasparenti. La ricerca documenta l’ampia diffusione di tentativi di truffa e di strategie di marketing ingannevoli, basate sulla promessa di guadagni facili e senza rischi, e si interroga sulla capacità del tradizionale pragmatismo italiano di riconoscere i rischi nascosti dietro le proposte d’investimento più falsamente allettanti e sottolinea l’importanza dell’educazione finanziaria come strumento di difesa nel lungo periodo.
Consideriamo che quasi la metà di noi ha ricevuto proposte di investimento ingannevoli (soprattutto via social e telefonate) e quasi il 60% ha visto pubblicità di trading online che ha ritenuto molto accattivanti. Fortunatamente, l’81,9% degli italiani si mostra cauto di fronte a offerte sospette e quasi il 90% chiede protezioni normative sulle nuove tecnologie digitali.
Negli ultimi cinque anni, quindi, il nostro rapporto con il risparmio si è evoluto, assumendo anche una forte dimensione progettuale (82,8%). Il 74,4% continua comunque ad accantonare per ragioni di sicurezza. L’inflazione ha eroso la fiducia nella liquidità: il 70,2% ritiene che non basti più a garantire sicurezza e oltre la metà dei risparmiatori cerca di mantenere solo il minimo indispensabile in contanti, investendo il resto. L’84,5% degli italiani dispone oggi di risparmi accumulati o riesce ancora a risparmiare. Cresce anche la voglia di investire: il 46,9% investe già in strumenti finanziari e il 29,3% intende farlo in futuro, con una forte apertura a orizzonti di medio-lungo periodo. Tra gli strumenti preferiti emergono i Titoli di Stato, i buoni postali, i fondi comuni e, tra i giovani, anche ETF e PIR. Investiremmo più volentieri a lungo termine se fossero garantite sicurezza, vantaggi fiscali, possibilità di riscattare i capitali senza penalità e costi di gestione più bassi. Il 29,2% investe tramite un consulente finanziario, il 23,6% tramite la banca e il 18% agisce autonomamente, con relazioni di fiducia che spesso durano molti anni. Il 90,5% degli italiani si documenta su economia e finanza, privilegiando consulenti, internet e media tradizionali. Nonostante alcune flessioni di mercato, cresce l’interesse per gli investimenti ESG, soprattutto tra giovani e adulti. Infine, il 58,8% sarebbe disponibile a migliorare le proprie competenze finanziarie, mentre chi non è interessato tende comunque ad affidarsi a un esperto.
In questa fase, fondamentali risultano i consulenti finanziari professionali, vero punto di riferimento solido per i risparmiatori e con i quali tendiamo a costruire rapporti di fiducia duraturi, fondati non solo sulla selezione degli strumenti più adatti, ma anche sull’accompagnamento nella comprensione dei fenomeni macroeconomici e nella gestione della diversificazione del portafoglio. La tecnologia, oggi ampiamente utilizzata nella gestione quotidiana della finanza personale, non viene vissuta con timore, ma si preferisce comunque accedervi tramite un supporto competente e fidato.