di Alessandra Schofield
Le parole dell’assicurazione Il “massimale”. Quando sentiamo parlare di “massimale” in una polizza assicurativa, ci si sta riferendo all’importo massimo che la Compagnia si impegna a pagare in caso di sinistro coperto dal contratto, ovvero al limite massimo di risarcimento. Ciò significa che se il danno effettivo supera quella cifra, l’assicurazione non corrisponderà la parte eccedente il massimale stesso.
Definendo il massimale, la Compagnia definisce quindi fin dall’inizio, nel contratto, anche la propria soglia di responsabilità e stabilisce con chiarezza fino a dove arriva la copertura.
A seconda della tipologia di polizza, il massimale può essere “per sinistro”(e corrisponde al limite massimo per ciascun evento dannoso), “per anno assicurativo” (e definisce il limite complessivo per tutti i sinistri avvenuti in un anno), e può inoltre avere dei sotto-limiti “per persona” o “per cose” (e in questo caso il limite è riferito a ciascun danneggiato o a ciascun bene assicurato).
Poiché il massimale definisce quanto l’assicurazione paga, appunto, al massimo, di conseguenza tutto ciò che supera quella soglia resta eventualmente a carico dell’assicurato.
Ma come capire se un massimale è basso o alto?
Poiché l’entità del massimale va valutata in base a quanto l’importo è adeguato rispetto ai danni che potrebbero realmente verificarsi, di fatto non possiamo fare riferimento a un valore assoluto, ma a un criterio di proporzione.
Un massimale è da considerarsi “alto” se ci protegge da scenari peggiori, ma plausibili, e “basso” se ci lascia esposti nel caso di un evento anche poco probabile, ma molto costoso.
Consideriamo, ad esempio, la responsabilità civile verso terzi, ove i danni a persone possono raggiungere cifre molto elevate: cure mediche, invalidità permanente, perdita della capacità lavorativa. Un massimale di 100.000 euro potrebbe sembrare una somma importante, ma in caso di lesioni gravi a seguito di incidente, le spese complessive potrebbero superare facilmente quella cifra, lasciando la parte eccedente a nostro carico. In questo caso, un massimale più elevato, anche di diversi milioni di euro, garantisce una protezione più solida, perché si avvicina alla reale entità del possibile danno.
Capire se un massimale è basso o alto significa, quindi, fare un confronto tra l’evento peggiore che potrebbe verificarsi e quanto la polizza è in grado di rimborsare. Se la cifra massima sostenibile dall’assicurazione appare proporzionata ai possibili danni, il massimale è alto e adeguato; se invece la soglia viene superata in scenari relativamente comuni, il massimale è basso e rischia di lasciare scoperte situazioni economicamente pesanti.
Un massimale più elevato tende ad aumentare il premio perché l’assicurazione si assume un rischio maggiore nel caso un domani si verifichi un sinistro grave e la Compagnia si trovi a dover pagare un importo ingente.
Tuttavia, l’aumento del premio non cresce in modo lineare rispetto al massimale, e sebbene passare da un massimale medio a uno anche molto più alto comporti un aumento del premio, non raddoppia o triplica il costo della polizza. Ciò perché, sebbene possibili, i sinistri di gravità tale da coinvolgere l’intero massimale sono, fortunatamente, rarissimi.
Perciò, in linea generale, ci conviene scegliere massimali più alti, perché il costo aggiuntivo è relativamente basso rispetto al beneficio che ne trarremmo in caso di eventi particolarmente drammatici.
