• Maggio 28, 2025
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di Alessandra Schofield


Produzione di miele Il 2024 annata molto difficile. Il Report Annuale 2024 dell’Osservatorio Nazionale Miele, recentemente pubblicato, restituisce un quadro complesso e preoccupante per il settore apistico italiano. L’annata 2024 è stata segnata da un clima sfavorevole, che ha compromesso in modo significativo le produzioni primaverili, con una lieve e disomogenea ripresa nei mesi estivi. Le condizioni meteorologiche estreme, caratterizzate da sbalzi termici repentini, precipitazioni irregolari e ondate di calore prolungate, hanno ostacolato i flussi nettariferi, riducendo le possibilità di bottinatura da parte delle api. Questo ha determinato un consumo precoce delle scorte e la necessità per molti apicoltori di ricorrere frequentemente e tempestivamente a costose alimentazioni di soccorso per garantire la sopravvivenza delle famiglie.
La produzione nazionale si è attestata sulle 21.850 tonnellate, con un lieve calo rispetto all’anno precedente e, per la prima volta, una flessione anche nel numero degli alveari. Di questa produzione, il 90% proviene da aziende commerciali, mentre il restante 10% è riferito ad allevamenti familiari. Nonostante il numero di apicoltori amatoriali sia superiore a quello dei professionisti, questi ultimi possiedono la maggior parte degli alveari e risultano significativamente più produttivi. A livello nazionale, la resa media per alveare si è attestata a 14,8 kg per gli alveari commerciali e 10 kg per quelli familiari. La regione con la produzione più elevata in termini assoluti è il Piemonte, che si conferma al primo posto anche per potenziale produttivo. Al contrario, la Sicilia, nonostante il gran numero di alveari, ha fatto registrare rese tra le più basse, a causa di una stagione particolarmente difficile.
Le difficoltà produttive si sono riflesse soprattutto sui mieli primaverili. L’acacia, uno dei mieli più importanti per valore e quantità, ha registrato una produzione media nazionale irrisoria, di appena 3,5 kg per alveare, a causa della fioritura anticipata e del successivo ritorno di freddo e pioggia. Anche il miele di agrumi ha subito un crollo, in particolare in Sicilia, dove la produzione è stata quasi nulla per via della siccità e degli sbalzi termici. Il miele di sulla ha registrato rese molto basse o nulle ovunque, con particolare criticità in Basilicata e in Sicilia, mentre i millefiori primaverili sono stati quasi ovunque azzerati. I raccolti estivi hanno permesso qualche recupero, con buoni risultati localizzati per coriandolo, tiglio di pianura e castagno in alcune aree, ma la media del millefiori estivo è rimasta contenuta, intorno agli 8 kg per alveare, con una prevalenza di mieli scuri, meno richiesti dal mercato.
Dal punto di vista economico, il comparto è in forte sofferenza. La domanda interna ed estera è debole, i consumi sono stagnanti e il mercato all’ingrosso risente della concorrenza dei mieli importati. Il consumo pro capite si attesta a 700 grammi annui, superiore alla media europea ma ben al di sotto di paesi come la Germania. L’Italia copre solo il 54% del proprio fabbisogno e continua a importare più miele di quanto ne esporti, con un saldo commerciale negativo. Le vendite nella grande distribuzione organizzata, principale canale tracciato, hanno registrato una progressiva diminuzione dei volumi, scesi ai livelli pre-Covid, mentre i valori sono lievemente aumentati per effetto dell’inflazione. La restante parte del mercato, composta da vendite dirette e destinazioni industriali, rimane non tracciata, rendendo difficile una valutazione complessiva.
Altri fattori critici per la filiera sono rappresentati dalla diffusione di parassiti e predatori delle api, come la varroa, il calabrone asiatico (Vespa velutina) e la Vespa orientalis, nonché dalla presenza dei gruccioni in alcune regioni, che predano le regine in volo. L’insieme di questi elementi, unito all’aumento dei costi e alla diminuzione della redditività, delinea un quadro di fragilità crescente per l’apicoltura italiana, che richiederà interventi strutturali per fronteggiare i problemi climatici, economici e ambientali che si stanno consolidando nel tempo.
In questo quadro preoccupante, sebbene sia una regione con un buon potenziale produttivo, la Lombardia emerge come una regione che ha vissuto una stagione apistica complessivamente deludente, fortemente penalizzata nel 2024 dalle condizioni meteorologiche avverse. La produzione di miele in Lombardia è stata pari a 1.073 tonnellate e, considerando che la produzione nazionale complessiva è stata di 21.850 tonnellate, la quota della Lombardia sul totale nazionale risulta pari a circa 4,9%. La produzione di miele di acacia, storicamente importante per la regione, è risultata quasi nulla. La fioritura è stata irregolare e i fiori, poveri di nettare, sono caduti prematuramente a causa del maltempo che ha preceduto e accompagnato il periodo cruciale. Il poco nettare raccolto è stato destinato principalmente al ripristino delle scorte nei nidi, privando così gli apicoltori di un vero e proprio raccolto. Anche per quanto riguarda il miele di castagno, l’annata è stata deludente. Le condizioni climatiche instabili hanno compromesso le potenzialità della fioritura, limitando le rese e impedendo di ottenere risultati soddisfacenti. Per il tiglio, la situazione è stata altrettanto difficile. Nelle aree montane, che avrebbero un buon potenziale produttivo, il perdurare del tempo incerto ha compromesso i raccolti. Qualche esito positivo si è avuto solo in zone urbane o periurbane, dove gli alberi di tiglio sono presenti lungo viali e nei parchi. Infine, anche per il millefiori d’alta montagna, che riguarda parte del territorio alpino lombardo, la stagione è stata caratterizzata da rese modeste, stimate tra i 9 e i 10 kg per alveare, a causa delle frequenti piogge che hanno colpito le aree montane.
Per sostenere il settore apistico nazionale, Coldiretti ha lanciato una campagna in occasione della Giornata mondiale delle api – il 20 maggio –, invitando i consumatori ad acquistare miele di origine italiana. Veronica Barbati, presidente dell’Associazione apicoltori della Coldiretti, ha sottolineato l’importanza di scegliere miele italiano per garantire il fondamentale lavoro delle api nelle campagne e sostenere un settore che coinvolge molti giovani. Coldiretti ha inoltre evidenziato la necessità di una maggiore trasparenza nell’etichettatura del miele, affinché i consumatori possano distinguere chiaramente l’origine del prodotto, e ha chiesto l’introduzione del principio di reciprocità a livello europeo, per garantire che tutto il miele importato rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e tutela dell’ambiente vigenti in Italia.

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