• Giugno 13, 2025
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di Alessandra Schofield


Sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato Cosa fumano gli Italiani. Il II Rapporto Censis sul fumo di sigaretta e i prodotti senza combustione in Italia, realizzato a tre anni di distanza dalla prima indagine, si concentra sull’analisi delle opinioni, dei comportamenti e delle percezioni dei fumatori italiani, valorizzando il loro punto di vista attraverso una nuova rilevazione. Il contesto di riferimento mostra che, nel biennio 2022-2023, il 59% degli adulti tra i 18 e i 69 anni in Italia non fuma, il 17% ha smesso, mentre un italiano su quattro, il 24%, è fumatore. Il consumo medio si attesta su circa 12 sigarette giornaliere, con un 22% di fumatori che consuma oltre un pacchetto al giorno. Il fenomeno è più diffuso tra gli uomini, con il 28% contro il 21% delle donne, e colpisce maggiormente le persone con basso livello di istruzione o con difficoltà economiche.
Dal 2018, l’Istituto Superiore di Sanità monitora anche l’uso dei prodotti a tabacco riscaldato, evidenziando una crescita degli utilizzatori, passati dall’1,1% del 2019 al 3,3% nel biennio 2022-2023. I principali utenti di questi prodotti sono giovani donne, con una prevalenza del 7,0% rispetto al 5,6% dei coetanei maschi, con incidenza maggiore tra gli under 34 (6,0%) e i laureati (4,0%). L’uso di sigarette elettroniche si attesta invece al 4,0% della popolazione. Complessivamente, il 24,0% dei 18-69enni fuma: il 20,0% esclusivamente sigarette tradizionali, il 4,0% utilizza sia sigarette tradizionali sia dispositivi elettronici, mentre il 3,0% usa esclusivamente dispositivi elettronici.
Dall’indagine emerge che l’81,3% degli intervistati fa un uso regolare di prodotti contenenti tabacco o nicotina, mentre il 18,7% li utilizza occasionalmente. I fumatori tradizionali mostrano una storia di consumo più lunga, con una media di 22 anni, rispetto agli utilizzatori di sigarette elettroniche (14 anni) e di prodotti a tabacco riscaldato (16 anni). L’uso esclusivo di prodotti senza combustione è trasversale tra chi ha meno di 65 anni, mentre tra gli over 65 prevalgono i consumatori di sigarette tradizionali. I giovani tra i 18 e i 34 anni mostrano una maggiore propensione verso l’utilizzo esclusivo di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato rispetto agli anziani.
Il livello di istruzione influenza l’uso dei prodotti: i laureati risultano maggiormente orientati verso i prodotti a tabacco riscaldato (14,3%) rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,7%). Per contro, l’utilizzo esclusivo di sigarette elettroniche è più diffuso tra chi ha un livello di istruzione inferiore (22,7% contro il 12,6% dei laureati). Si evidenziano anche differenze di genere: le donne utilizzano di più sia sigarette elettroniche (15,3%) sia prodotti a tabacco riscaldato (15,5%) rispetto agli uomini (rispettivamente 10,6% e 9,4%), mentre tra gli uomini prevale l’uso esclusivo di sigarette tradizionali (49,7% contro il 43,6% delle donne).
Il 73,2% degli intervistati dichiara di conoscere le sigarette elettroniche, mentre il 54,7% è a conoscenza dei prodotti a tabacco riscaldato. Le principali fonti di informazione sono rappresentate da amici e conoscenti (56,1%), seguiti da internet (18,9%) e dai rivenditori (17,4%). Tra i giovani si evidenzia una forte influenza del passaparola e dell’informazione online, mentre i rivenditori sono più spesso citati come fonte tra i 45-64enni.
Per quanto riguarda la percezione del rischio associato ai diversi componenti del fumo, il 76,8% considera il monossido di carbonio l’elemento più dannoso, mentre il 42,7% attribuisce il massimo rischio alla nicotina e il 41,1% al fumo passivo. Tra i consumatori esclusivi di sigarette elettroniche, la nicotina è percepita come ancora più rischiosa. La maggioranza degli intervistati ritiene che i prodotti senza combustione siano potenzialmente meno dannosi per la salute (57,6%), creino meno problemi fisici come tosse e mancanza di fiato (56,4%) e producano minori effetti estetici negativi (61,8%). Inoltre, il 59,4% pensa che siano meno dannosi proprio per l’assenza di combustione.
La percezione positiva si estende anche ad aspetti come il minor fastidio per chi sta vicino (70,3%) e il ridotto rischio di incendi (70,3%). Tuttavia, il 46,4% li considera troppo costosi, giudizio che sale al 53,8% tra i fumatori di soli prodotti tradizionali. La dipendenza resta una questione centrale: il 79,5% ritiene che anche i prodotti smoke free causino dipendenza e il 63,5% pensa che possano rappresentare uno strumento di iniziazione al fumo, dato che tra gli esclusivi utilizzatori di sigarette elettroniche scende al 57,2%. Solo il 35,5% pensa che causino meno dipendenza rispetto alle sigarette tradizionali.
Il 67,1% ritiene che si sappia ancora troppo poco sui loro effetti futuri sulla salute, percentuale che sale al 73,7% tra i fumatori esclusivi di prodotti tradizionali. Inoltre, il 34,4% manifesta dubbi circa le sostanze contenute nei prodotti senza combustione.
Dal rapporto emerge che il 57,1% del campione ha cambiato preferenze rispetto al 2021, quando era il 49,5%. Il 19,5% è passato esclusivamente a prodotti senza combustione, mentre il 26,9% ha ridotto il consumo di sigarette tradizionali usando anche questi prodotti. In particolare, tra gli utilizzatori esclusivi di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato, la percentuale di chi ha abbandonato le sigarette tradizionali sale rispettivamente al 52,6% e al 58,6%.
I motivi principali della scelta di utilizzare prodotti senza combustione sono il minor fastidio per chi sta accanto (65,2%), il miglioramento del benessere fisico (59,5%) e il minore impatto estetico (57,0%). La soddisfazione verso questi prodotti è molto alta: il 90,8% si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto, con una crescita dei molto soddisfatti dal 24,2% del 2021 al 27,1% del 2024.
Sul fronte della percezione della pericolosità, l’uso di sigarette tradizionali continua a essere considerato il più dannoso per la salute: il 68,6% del campione lo ritiene “molto pericoloso”, contro il 56,0% rilevato nel 2021. Seguono hashish/marijuana (44,5%), sigaro (39,7%) e pipa (34,4%). I prodotti a tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche sono percepiti come meno pericolosi, con rispettivamente il 18,7% e il 16,7% di chi li giudica “molto pericolosi”.
Quanto alle fonti ritenute più affidabili per ricevere informazioni sui rischi del fumo, prevalgono i documenti ufficiali (Ministero della Salute, OMS) indicati dal 39,4% e il medico curante scelto dal 33,1% degli intervistati. Internet è in calo rispetto al 2021, passando dal 12,6% al 9,6%. Il rapporto tra medico curante e fumatore evidenzia che il 33,9% degli utilizzatori ha ricevuto il consiglio di smettere di fumare, mentre il 23,8% è stato invitato a ridurre la quantità di sigarette e solo il 7,1% ha ricevuto un suggerimento concreto di aderire a un programma di disassuefazione. Tuttavia, il 25,3% afferma di non aver mai parlato della propria abitudine al fumo con il medico.
Infine, pensando all’ipotesi di smettere, il 13,9% ha ammesso di averci pensato senza mai provarci, il 41,8% ha tentato senza successo, il 22,4% ha ridotto il consumo senza smettere, il 10,1% ha smesso passando ai prodotti senza combustione e il 9,3% dichiara di non avere alcuna intenzione di smettere, con una lieve crescita rispetto al dato del 2021.

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