
di Alessandra Schofield
Telefonare mentre si guida Cosa prevede il nuovo Codice della Strada. Secondo i dati ISTAT più recenti, circa il 15% degli incidenti stradali in Italia è causato dalla distrazione alla guida, e l’uso del cellulare mentre si è al volante è identificato come uno dei principali fattori di tale distrazione.
L’introduzione del nuovo Codice della Strada, sancita dalla Legge 25 novembre 2024, n. 177 e in vigore dallo scorso 14 dicembre, ha portato un netto irrigidimento delle sanzioni legate all’uso di dispositivi elettronici durante la guida e la nuova normativa prevede pene più severe sia sul piano pecuniario che amministrativo.
Ribadendo il divieto assoluto di utilizzo manuale di device e apparecchi elettronici durante la guida, la legge introduce nuove penalità, suddivise in base alla gravità e alla recidiva. Vediamole insieme.
Per la prima infrazione è prevista una multa che va da € 250 a € 1.000, una decurtazione di 5 punti patente e la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi, che viene raddoppiata in caso di incidente. In caso di recidiva entro due anni, la multa varia da € 350 a € 1.400, la decurtazione è di 10 punti patente e la sospensione della patente può andare da 1 a 3 mesi, anch’essa raddoppiata in caso di incidente.
I neopatentati, considerati una categoria particolarmente a rischio, sono soggetti a sanzioni più rigide, con l’obiettivo di promuovere una condotta prudente fin dai primi anni di guida. Per una prima infrazione, la multa varia da € 250 a € 1.000, con una decurtazione di 10 punti patente e una sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi, raddoppiata in caso di incidente. Per una recidiva entro due anni, la multa è compresa tra € 350 e € 1.400, con una decurtazione di 20 punti patente e una sospensione della patente che va da 1 a 3 mesi, sempre raddoppiata in caso di incidente.
La nuova norma introduce inoltre la sospensione breve della patente (articolo 218-ter), la cui durata si basa sui punti residui sulla patente. Si va da 7 giorni per chi ha un punteggio compreso tra 10 e 20 punti, a 15 giorni per chi ha meno di 10 punti.
Resta consentito l’utilizzo di auricolari e vivavoce, purché non richiedano l’uso delle mani per il funzionamento e garantiscano un’adeguata capacità uditiva, evitando distrazioni o limitazioni nella percezione dei suoni esterni.
Ferma restando l’assoluta necessità di ridurre, fino ad azzerarli, i comportamenti di guida pericolosi per sé e per gli altri, integrare l’educazione stradale nel programma scolastico, fin dalle scuole elementari, e includerla nel quadro più ampio dell’educazione civica rappresenterebbe davvero una strategia efficace per formare cittadini consapevoli e responsabili.
Qualcosa in questo senso già si fa, e in Italia esistono diverse iniziative di educazione stradale nelle scuole, promosse da enti istituzionali e organizzazioni dedicate alla sicurezza sulle strade. C’è il progetto Edustrada, sviluppato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) in collaborazione con la Polizia Stradale, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Automobile Club d’Italia (ACI), la Fondazione ANIA, la Federazione Ciclistica Italiana e la Federazione Motociclistica Italiana. Il progetto offre una piattaforma interattiva dedicata alle scuole di ogni ordine e grado, consentendo ai docenti di registrarsi e accedere a un’ampia offerta formativa annuale, che comprende progetti didattici, incontri formativi sia in presenza che in modalità webinar, materiali educativi e concorsi sul tema della sicurezza stradale, promuovendo la partecipazione attiva degli studenti. C’è il Progetto Icaro, giunto addirittura alla 25ª edizione, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di secondo grado, con l’obiettivo di promuovere il rispetto delle regole di sicurezza su strada attraverso programmi personalizzati per ogni fascia d’età. Per gli studenti più giovani, vengono organizzate attività ludico-didattiche per introdurli alle regole della strada, mentre per gli adolescenti il focus è sulla percezione del rischio e sulla prevenzione di comportamenti pericolosi come la distrazione alla guida e l’uso di alcol e droghe. Ci sono poi gli interventi formativi nelle scuole della Croce Rossa Italiana, volti a sensibilizzare i giovani sui comportamenti sicuri e responsabili da adottare sulla strada, contribuendo così alla diffusione di una cultura della sicurezza stradale.
Ma l’integrazione organica dell’educazione stradale nel percorso educativo sin dall’inizio del ciclo scolastico, consentirebbe di fornire ai bambini una base solida di conoscenze e competenze. Fin dalla più tenera età, si possono apprendere il significato dei segnali stradali, l’importanza di attraversare sulle strisce pedonali o di indossare il casco in bicicletta, preparando i pedoni e i conducenti di domani a interagire con il sistema stradale in modo responsabile. I bambini, che assimilano precocemente il valore del rispetto delle regole, potrebbero persino influenzare il comportamento dei loro genitori e della comunità. Collegare stabilmente tali nozioni alla programmazione di educazione civica, per esempio, permetterebbe di collocarle in un contesto più ampio, evidenziando come le norme stradali siano parte di un sistema condiviso di regole che garantiscono la sicurezza collettiva. Un approccio progressivo aiuterebbe gli studenti a sviluppare una comprensione più profonda del legame tra il comportamento individuale e il benessere di tutti.
L’efficacia dell’inasprimento delle sanzioni è un tema dibattuto. Esperti del settore legale sottolineano che non è tanto l’inasprimento delle pene a fungere da deterrente, quanto piuttosto la certezza e l’effettività della pena. Sì, dunque, a maggiori controlli sul comportamento alla guida, puntando al contempo su una forte attività di prevenzione basata sull’aumento della consapevolezza rispetto all’importanza di questi temi per il proprio bene e quello della collettività.