• Giugno 27, 2025
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di Alessandra Schofield

Colf e badanti Bisogno in forte crescita Dal 2026 al 2028 serviranno oltre 86.000 lavoratori. L’Italia è tra i Paesi più vecchi del mondo, con una crescita degli over 85 e un incremento delle famiglie composte solo da anziani. La salute, dopo i 65 anni, è solo parzialmente buona. Questi fattori hanno forti implicazioni per quanto riguarda l’assistenza quotidiana, poiché il numero di anziani non autosufficienti è destinato ad aumentare sensibilmente.

Sono le riflessioni proposte dal 3° Paper – Rapporto 2025” a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS e presentato solo pochi giorni fa da Assindatacolf, che ha avuto l’obiettivo di stimare il fabbisogno aggiuntivo di manodopera nel comparto domestico (colf e badanti) per il triennio 2026–2028, con attenzione al ruolo dei lavoratori stranieri.

Si stima che nel 2026, la popolazione italiana ultra65enne che presenta moderate o gravi difficoltà nello svolgere le attività fondamentali della cura di sé – come lavarsi, vestirsi, mangiare o alzarsi dal letto – sarà di oltre 2.160.000 persone. Secondo la ricerca, saranno inoltre circa 765.000 gli anziani che riceveranno aiuto da un badante retribuito: si tratta del 35% del totale degli over 65 non autosufficienti che necessitano di assistenza, mentre il restante 65% continuerà a contare su forme di supporto gratuito, prevalentemente familiari.
L’incidenza della non autosufficienza varia molto a livello territoriale, così come il ricorso all’assistenza a pagamento, sensibilmente più contenuto nelle regioni meridionali e insulari laddove  le regioni centrali e settentrionali fanno registrare percentuali superiori alla media nazionale.
Le famiglie del Nord e del Centro, generalmente dotate di una maggiore disponibilità economica, possono permettersi più agevolmente un’assistenza retribuita, mentre nel Mezzogiorno la più ampia presenza di reti familiari e il basso tasso di occupazione femminile – che libera tempo per la cura diretta dei congiunti – riducono la domanda di badanti. 

Il numero di badanti in Italia crescerà poi in modo costante:si stima che nel 2027 saranno circa 790.000 e nel 2028 oltre 816.000. Circa il 74% delle/dei badanti sarà straniero, con una netta prevalenza di non comunitari (oltre la metà del totale) e gli italiani rappresenteranno solo il 26%. Una parte significativa del lavoro resterà irregolare, stimata nel 45,4%.

Analogo andamento per delle/dei colf: Nel triennio 2026–2028, anche il numero di colf necessarie in Italia è in crescita: nel 2026 circa 552.000, nel 2027 circa 570.000 e nel 2028 circa 588.000. Anche qui, circa il 68% dei/delle colf sarà straniero, di cui una buona parte non comunitario e i collaboratori italiani rappresenteranno poco più del 30%.

Complessivamente, nel triennio 2026-2028, l’Italia avrà bisogno di oltre 86.000 nuovi lavoratori domestici suddivisi tra badanti (+51.211) e colf (+35.854), con un fabbisogno medio annuo di circa
17.070 badanti e 11.951. Quasi 29.000 nuovi lavoratori domestici ogni anno, quindi, dei quali la gran parte dovrà essere coperta da immigrati, in particolare non comunitari. Il documento sottolinea che, senza un adeguato afflusso di nuova manodopera, il sistema rischia di non riuscire a sostenere la crescente domanda di assistenza e lavoro domestico.

Il rapporto sottolinea che le stime fornite rappresentano una base minima del fabbisogno, perché diversi fattori potrebbero far crescere ulteriormente la domanda di badanti e colf nei prossimi anni. In particolare, possibili nuove regolarizzazioni del lavoro domestico che farebbero emergere lavoratori oggi sommersi, l’innalzamento dell’età media e aumento delle condizioni di non autosufficienza nella popolazione anziana, la riduzione della disponibilità familiare per assistere gli anziani, legata all’aumento dell’occupazione femminile e alla trasformazione delle strutture familiari, le incertezze normative e politiche legate all’immigrazione, che possono ostacolare l’ingresso regolare di lavoratori stranieri e la crescente competizione internazionale per attrarre manodopera assistenziale, soprattutto dall’Est Europa, America Latina e Asia.
In assenza di politiche strutturate, l’Italia rischia di non riuscire a coprire la domanda crescente di assistenza, con ripercussioni gravi sul sistema sociale e familiare.

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