di Alessandra Schofield

Indispensabili lavoratori domestici Un valore da proteggere. Il recente VI Rapporto Annuale sul Lavoro Domestico 2024 prodotto dall’Osservatorio Domina, analizza in maniera dettagliata l’impatto sociale ed economico, le dinamiche contrattuali e la distribuzione territoriale di questo settore. L’autorevole indagine, chiusa al 30 settembre 2024, si fonda su dati Inps, Istat, Eurostat e su una banca dati propria che raccoglie quasi 20.000 rapporti di lavoro.
Nel 2023 si contavano 833.874 lavoratori domestici regolari (e 917.929 famiglie datrici di lavoro). Se si considera che il tasso di irregolarità nel settore si attesta attorno al 47,1%, parliamo di un numero complessivo di persone coinvolte, tra regolari e irregolari, superiore ai 3,3 milioni.
Un comparto molto significativo, dunque, che continua a essere fortemente caratterizzato dalla presenza di donne (88,6%) e lavoratori stranieri (68,9%), dei quali il 35,7% proveniente dall’Est Europa.
Dei datori di lavoro ufficiali – la cui età media è 69 anni – oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio, gli ultra-ottantenni rappresentano il 37,2% e i grandi invalidi l’11%. Il 23,4% dei rapporti di lavoro si svolge in convivenza, e il 90% dei lavoratori conviventi è straniero.
Un settore molto importante, dicevamo: le famiglie italiane spendono 13 miliardi di euro all’anno per il lavoro domestico: 7,6 miliardi per rapporti regolari e 5,4 per rapporti irregolari. L’intero comparto contribuisce per 15,8 miliardi di euro al PIL nazionale, pari a quasi un punto percentuale.

È bene ribadire che assumere un lavoratore domestico senza contratto espone a gravi rischi legali ed economici. Il datore può incorrere in sanzioni fino a 10.800 euro per ogni lavoratore irregolare, con obbligo di versare tutti i contributi arretrati maggiorati. In caso di infortunio, la responsabilità civile e penale ricade interamente sul datore, che può essere chiamato a risarcire danni anche molto rilevanti, fino alla rendita vitalizia o, nei casi più gravi, a rispondere per lesioni o omicidio colposo.
Ciò detto, sebbene possa forse di primo acchito sfuggire, la relazione tra il tema del lavoro domestico e il settore assicurativo, è di fatto molto profonda. Numeri elevati come quelli che abbiamo visto, significano un’esposizione al rischio elevata e costante per danni a terzi o al lavoratore durante l’orario di lavoro. Esistono però prodotti assicurativi pensati per coprire danni a cose o persone causati dal lavoratore durante le mansioni, infortuni del lavoratore, responsabilità per danni subiti dal lavoratore se il datore è ritenuto colpevole e copertura legale in caso di vertenze.
In un’ottica prospettica, inoltre, le polizze Long Term Care (LTC) offrono una rendita mensile o rimborsi nel caso in cui l’assicurato perda l’autosufficienza. Tali coperture possono finanziare, appunto, l’assunzione di un assistente domiciliare, l’assistenza residenziale e il supporto nella gestione della quotidianità. Infine, Tecnologia e domotica possono sollevare nuovi e inediti rischi.
Il Report Domina rileva anche il crescente utilizzo di app, algoritmi e dispositivi di assistenza, monitorizzazione remota e gestione automatizzata della casa. Si configurano perciò rischi collegati ai dispositivi intelligenti (malfunzionamenti di sensori, dispositivi medici connessi, assistenti vocali che agiscono in modo errato), cyber risk rispetto alla protezione dei dati raccolti da app e sensori, rischi correlati all’assistenza h24 tecnica e sanitaria, con centrale operativa e telemonitoraggio (poniamo per esempio il caso di un sistema domotico per monitorare un anziano con sensori e videocamere, implicando la necessità di tutelare anche la privacy di chi assiste la persona).

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